Il sindaco di Sortino, Vincenzo Parlato, è stato condannato oggi a 1 anno e 6 mesi per falsità ideologica per induzione commessa dal pubblico ufficiale – con la non menzione nel casellario giudiziario – e assolto dal reato di abuso d’ufficio (abrogato dalla riforma Nordio dallo scorso agosto). La pubblica accusa aveva chiesto 2 anni e 8 mesi. In questo caso non si applica la legge Severino che prevede la decadenza da qualsiasi incarico pubblico, quindi Parlato potrà proseguire fino alla fine del mandato da primo cittadino.
“Ho piena fiducia nella magistratura ed è importante sottolineare l’assoluzione per l’abuso d’ufficio e la pena determinata nonostante il Pd chiedesse 2 anni e 8 mesi – le parole del sindaco, difeso dall’avvocato Domenico Mignosa -. Aspettiamo di leggere le motivazioni e ricorreremo in appello”.
Per l’accusa il primo cittadino nell’ottobre 2020 avrebbe falsificato l’esito della procedura selettiva per la nomina del revisore contabile del Comune, che dev’essere svolta mediante sorteggio secondo quanto previsto dalla normativa regionale. Il fulcro dell’indagine è nel video della seduta consiliare in cui, secondo l’accusa, il primo cittadino, chiamato a estrarre un bigliettino dall’urna, avesse già un foglio bianco tra le mani. Una volta inserito il braccio nel bussolotto, ne estraeva uno identico per colore, forma e dimensioni rispetto a quello tenuto in mano.
Secondo i finanzieri il bigliettino estratto era stato stampato su una tipologia di carta differente rispetto a tutti gli altri e la cifra impressa sullo stesso presentava un carattere diverso. Da qui l’obbligo di dimora disposto dal Gip e la successiva sospensione dal ruolo emessa dalla Prefettura in virtù della legge Severino. Una misura che lo stesso giudice aveva revocato dopo appena una settimana.
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