Impianti sportivi tra piccole manutenzioni e grandi progetti, ne parliamo con l’assessore Gibilisco

Impianti sportivi tra piccole manutenzioni e grandi progetti, ne parliamo con l’assessore Gibilisco

In tendenza

Canicattini, alla residenza internazionale d’artista “Bottega Tommaso” di scena Axel Pahlavi e Florence Obrecht

Arte, riti e tradizioni della Pasqua

Continuano gli appuntamenti internazionali d’arte alla “Bottega Tommaso” di via Cavour 7 a Canicattini Bagni anche in questi giorni di festività pasquali, come rende noto l’Assessore alla Cultura e al Turismo, Se- bastiano Gazzara.

Martedì 2 aprile alle 18, negli spazi della residenza internazionale d’artista “Bottega Tommaso” curata da Michel Castaignet e Christian Voges, prendono vita le opere dell’iraniano Axel Pahlavi e della francese Florence Obrecht che hanno scelto di venire a Canicattini Bagni durante la settimana di Pasqua per vivere questa celebrazione in un paese dove la religione è viva, visiva e mistica.

Ispirati dalle persone che hanno incontrato, offrono, attraverso le loro opere, un’interpretazione intima, personale e pastorale di questa Settimana Santa a Canicattini Bagni.

Axel Pahlavi nasce nel 1975 a Teheran ai tempi dello Shah d’Iran, e vive e lavora a Berlino. Tuttavia, i suoi legami con Nizza e la Costa Azzurra sono molteplici e molto variati. Inizialmente ha studiato arte al Liceo Estienne d’Orves di Nizza, nella famosa classe specializzata in arte che ha lanciato e promosso numerosi giovani artisti. Successivamente è stato ospite della Città di Nizza che gli ha assegnato uno studio presso i vecchi Ateliers Spada. Ha lavorato lì dal 2003 al 2008; nel 2007 gli è stato assegnato il premio Bonnard, durante la Nuova Biennale dell’UMAM, presso la galleria de la Marine.

Axel Pahlavi ha completato i suoi studi artistici prima all’Accademia di Belle Arti di Sofia dove si è appassionato alle grandi figure della pittura classica, poi si è perfezionato con diversi maestri più contemporanei. Ha studiato in diverse sedi, tra cui la Hoschule der Künste, la Scuola Nazionale di Belle Arti di Parigi dove si è laureato nel 2001, e l’Accademia di Belle Arti di Bruxelles nello studio di Vladimir Vélicovic. Ha avuto esperienze di residenza molto eclettiche a New York (borsa di studio Colin Lefranc per l’Hunter College, 1998), a Berlino, a Seoul (2008) e a Villeurbanne, producendo ampiamente e già moltiplicando le mostre personali e collettive.

Di ispirazione ampiamente barocca, l’artista non si vieta nessun registro. Fascinato dalla storia di Cristo, iper credente come sua madre, ma soprattutto “morsa” dall’incarnazione, ne fa un tema principale che si ritrova direttamente o implicitamente in molte delle sue opere.

Florence Obrecht è nata nel 1976 a Metz. Si è laureata all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi nel 2001. Vive e lavora a Berlino. Florence Obrecht è un’artista plastica che cerca costantemente di rin- novarsi. La sua padronanza tecnica del mezzo pittorico le permette di raggiungere un realismo tanto sorpren- dente quanto singolare. Come gli artisti pittori classici, compone i suoi scenari e mette in scena i suoi modelli. Attraverso questo processo creativo, ci trasmette un’eredità, quella degli antichi.

L’artista immerge anche le sue opere in una profusione di riferimenti iconografici, alla storia dell’arte ma anche alla cultura popolare e religiosa. Maneggia con maestria l’arte dello spostamento delle immagini, risvegliando nei fruitori molteplici reminiscenze. Tuttavia, l’artista non si dedica solo alla tecnica pittorica, la sua pratica è veramente eclettica, coinvolgendo il lavoro del tessuto, della ceramica, del collage e persino di materiali organici.
Nelle sue passeggiate quotidiane, incontra oggetti che sono all’origine di un’esperienza singolare per lei per la loro forma, la loro simbologia o la loro densità poetica. Essi si uniscono a reminiscenze della sua esistenza e diventano il punto di partenza di una nuova storia.

“Florence Obrecht e Axel Pahlavi si interrogano sul rapporto amoroso e la sua eternità, sul profano e il sacro, il banale e l’eccezionale. Dai loro pennelli nasce il grottesco e l’esagerazione, a volte. Il morboso e la sofferenza, senza dubbio. Ma anche la distanza e l’umorismo”. È quanto si poteva leggere dalla penna di Marie-Laure Desjardins, su artshebdomedias.com, in occasione di una grande esposizione dei due artisti in una galleria perpignanese nel 2017.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni