Riceviamo e pubblichiamo la nota dei Giovani Democratici “Unione degli Iblei” dopo la proiezione del documentario su Totò Cuffaro a Palazzolo Acreide.
“Il 25 Gennaio, a Palazzolo Acreide, proprio nella città natale di Giuseppe Fava, si è svolta la proiezione di un documentario su Totò Cuffaro (presente su invito degli organizzatori), l’ex presidente della Regione Sicilia, condannato definitivamente per favoreggiamento personale verso persone appartenenti a Cosa Nostra e per rivelazione di segreto istruttorio.
Noi, come Giovani Democratici “Unione degli Iblei” esprimiamo il nostro profondo dissenso per quanto accaduto. L’organizzazione di un evento pubblico come questo rappresenta un affronto alla memoria di tutte le vittime della criminalità organizzata e un insulto a chi, ogni giorno, lotta per la legalità. Questo è particolarmente grave considerata la vicinanza alla casa di un nostro concittadino, Giuseppe Fava, che ha pagato con la vita il desiderio di liberare sé stesso e tutti noi dalla mafia.
Non è solo una questione di opportunità, ma una questione di principio: legittimare pubblicamente una figura coinvolta in reati così gravi rafforza il messaggio distorto che la mafia può ancora permeare la società e che le sue azioni non vengano perseguitate con la necessaria severità.
Troviamo allarmante che una conferenza organizzata con il contributo dell’amministrazione Palazzolese, la quale dovrebbe promuovere la cultura della legalità, dia invece spazio a una persona che ha collaborato con una rete criminale che ha arrecato danni profondi alla società. Questo segnale mina le lotte e i sacrifici compiuti per distruggere il cancro della mafia nella nostra regione e nel nostro paese. Dare spazio a chi ha fatto parte o collaborato con la mafia minimizza la gravità dei crimini e contribuisce a giustificare il sistema mafioso.
Chiediamo all’amministrazione di assumersi la responsabilità di quanto accaduto. Non si tratta di una semplice scelta di contenuti, ma di una presa di coscienza dell’impatto che simili eventi possono avere sulla collettività. Non si può e non si deve fare un passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata.
Con questo non vogliamo negare a nessuno la possibilità di pentirsi e redimersi. Tuttavia, se Cuffaro si fosse veramente pentito e desiderasse trasmettere un messaggio alla comunità, dovrebbe dimostrarlo attraverso atti concreti e partecipare attivamente al contrasto della criminalità organizzata.
Non possiamo confondere chi ha tradito la legge e i principi della convivenza civile con chi, ogni giorno, lavora per un’Italia libera dalla mafia.
Caro Giuseppe Fava, perdonaci. Oggi più che mai dobbiamo gridare che la mafia è una montagna di merda”.
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